Se togliamo le 4 ore di durata per 13 esibizioni senza neanche un’eliminazione alla fine, la prima puntata di Ballando con le Stelle 2021 si può annoverare tra i migliori inizi di stagione delle 16 edizioni del programma. Tornato il pubblico in studio, eliminato il plexiglass tra i giurati, superata l’ansia da medical drama del contagio da Covid e della quarantena della (very) Pandemic Edition, Ballando ha evitato il tono da ‘Scurdammoce ‘o passato’ e “Festeggiamo senza regole” per ridare invece una linea di ‘rigore’ alla gara di danza, tornata finalmente ad essere il cuore dello spettacolo. Carolyn Smith ha subito dichiarato che questa volta non ci sarebbero stati giudizi compassionevoli da prima puntata, concessioni all’ansia del debutto, incoraggiamenti stucchevoli: voti più severi, giuria più focalizzata. Un bene dopo edizioni alimentate solo dalla polemica fine a se stessa che quando vede sul ring personaggi di carriera diventa imbarazzante.
Complice un cast di grandi nomi e ottime capacità, con un Morgan rivelazione e la classe di Valeria Fabrizi (85 anni di energia) e Memo Remigi (83 anni di voglia di fare nuove esperienze) che meritano un torneo a parte, stava andando tutto per il meglio fino a quando non si son fatte sentire voci stridule, stonature fastidiose e peraltro già note ma che nel generale clima di ricostruzione consapevole e positiva di questa ripartenza post-Pandemia hanno avuto ancor più del solito l’effetto di unghie sugli specchi. Stonature che hanno un nome e un cognome: su tutti quelli di Rossella Erra e Guillermo Mariotto.
Anche basta.
Ballando con le Stelle, certe ‘coreografie’ hanno fatto il loro tempo
Le stonature, dicevamo, hanno un nome e un cognome. La prima arriva dalla maestra Kuzmina alla fine della terza esibizione che l’ha vista in coppia con Federico Lauri (aka Fashion Style, che per sua stessa ammissione durante il ballo si era distratto godendosi il luccichio della sua giacca nei monitor di sala). Nonostante la dichiarazione di intenti in apertura della Smith, nonostante il 3 già rifilato da Mariotto alla Valeri, la maestra tira fuori gli artigli per difendere il suo allievo dal pregiudizio.
“Non accetto questi voti, soprattutto rispetto ad altri che hanno ballato finora (due, la già citata Valeri andata via con 27 punti e Fabio Galante, liquidato con 14, ndr). Non vi piace, avete dei pregiudizi su di lui, per questo date questi voti”
continua la maestra. Un intervento sproporzionato per il momento di gara, per i toni, per il generale clima che si era creato fino ad allora e che aveva visto un’atmosfera più che piacevole all’insegna della complicità non artificiale tra giuria e concorrenti, dettata dalla consapevolezza del proprio ruolo in commedia: da una parte i giurati con le proprie caratteristiche e le proprie forme di racconto, rispettoso mai come questa volta di persone e personaggi, dall’altra soprattutto artisti di peso disposti a giocare a regole condivise, come è giusto che sia. Il takle della Kuzmina a gioco di fatto ancora fermo ha stonato molto: va bene avere una parte e tenerla in commedia, ma almeno facciamo alzare il sipario.
E’ stata poi la volta dello zero assegnato da Mariotto ad Al Bano dopo minuti di lodi lodi lodi. Un giudizio senza fondamento, uno dei tanti capricci dettati dall’ego di Mariotto, che come sempre piega le regole dello show per fare show ma che mai come questa volta ha fatto uno sgarbo non tanto all’artista – che ha dato risposte da manuale, facendo show e senza alimentare scontri stucchevoli – quanto all’autorità, al ruolo, al valore stesso di sé come giurato e della giuria stessa. Non a caso la Giuria lo ha trattato da parìa per il resto della puntata, dissociandosi dal suo voto: i battitori liberi devono giocare in solitaria. E sarebbe ora che Mariotto si facesse la sua giuria altrove e non solo per i voti dati talvolta a caso, ma anche per la cifra ammiccante, ormonosa, a tratti volgare che ha fatto il suo tempo. Se qualche anno fa era ‘spicy’, adesso è davvero cringe, per sé e per gli altri.
Una nota questa che condivide con la ‘Tribuna del popolo, Rossella Erra. La domanda in questo caso è “Perché?“. Perché i “Tribuni del popolo” in generale, come ci siamo già domandati l’anno scorso, ma soprattutto perché lei, con quel ruolo da casalinga perennemente arrapata, che sbava sui muscoli del giovanotto di turno o fa discorsi tra il motivante e lo psicologico con l’atteggiamento da grande esperta. Perché? Ogni frase è fuori luogo, ogni intervento non alleggerisce, ma stona, completamente, col programma e col millennio.
Si tratta di schemi già visti, certo, ma che col passare degli anni non solo diventano prevedibili, ripetitivi, noiosi, ma anche fuori tempo. Gli anni passano, le sensibilità cambiano, i contesti mutano: non si può fare sempre le stesse identiche cose. Già siamo alla 16esima edizione: forse gli appelli al cambio giuria cui Milly resiste andrebbero ascoltati, nel verso giusto. Basta ammiccamenti sessuali nei commenti, basta valutazioni sul bello fine a se stesso, sulle preferenze estetiche non legate al ballo: una giuria non solo tecnica prevede anche questo? Bene, cambiamo però metro di giudizio: che non siano le idiosincrasie del singolo, per lo meno.
Ballando con le Stelle vola col cast (e se solo durasse la metà…)
Un cast davvero pregevole per nomi e capacità quello di Ballando con le stelle 2021: The Wild Mietta è stata travolgente, Morgan una vera e propria rivelazione, Arisa ce l’ha messa tutta (anche se la sensazione è che sia stata un po’ abbandonata in pista dal suo maestro, entrato per prendere il posto di Todaro e da tutti lodato per tecnica e qualità), Remigi e Valeri una spanna sopra tutti, Bianca Gascoigne già in lizza per la vittoria, Al Bano che balla e canta live come un 16enne e via così. Tutti impegnatissimi, concentratissimi, presenti e desiderosi di fare bene.
In giuria la linea ‘editoriale’ lanciata dalla Presidentessa ha funzionato, con la Lucarelli che ha messo da parte il gusto per la battuta iperbolica a tutti i costi e fotografando con chiarezza pregi e limiti delle esibizioni, la Smith che ha ripreso l’appeal di chi fa pochi sconti (non importa che alla fine siano piovuti gli 8 e i 10, se n’è dato motivo), Fabio Canino che resta il miglior giudice della compagnia. Resta il nodo Zazzaroni con qualche commento fastidioso di troppo – soprattutto perché superfluo – che lo sposta in ‘quota Mariotto’ e il già citato Guillermo. La Smith non si discute. E aggiungerei, ‘più Canino per tutti’.
Con così tanta carne al fuoco in pista e in giuria, ci si domanda a cosa serva davvero tutto il bordopista, intervenuto si e no per un totale di 3′ nell’arco delle quattro ore di diretta. Roberta Bruzzone, Alberto Matano e (per quanto detto prima, a maggior ragione) Rossella Erra non hanno praticamente ragione di essere più accanto alla giuria, soprattutto se di quest’ultima decade il ruolo essenzialmente provocatorio e torna a fare il suo mestiere. Non c’è bisogno di difensori d’ufficio, non c’è bisogno di mediatori. A questo punto si può lasciare in prova solo la ‘battitrice libera’ Alessandra Mussolini, il Cigno Azzurro come l’ha chiamata la Carlucci in virtù, immaginiamo, del suo costume di scena (anche perché il ‘Cigno Nero’ non sarebbe stato proprio il massimo…); la sua funzione è quella di infastidire la Lucarelli e difendere (quando si può) i concorrenti, anche se con Valerio Rossi Albertini non ce l’ha fatta neanche lei. Tutto il circo intorno alla pista è il segno di quell’horror vacui di cui soffre l’intrattenimento tv generalista italiano.
Il generale Carlucci, però, non si discute: 4 ore di diretta senza mollare e costruendo un ritmo con sole 13 esibizioni è roba da fuoriclasse. Ma la prima serata tv non può continuare a durare così: personalmente lo ripeto talmente tanto da essere anche io un disco rotto, ma questa prima puntata di Ballando con le Stelle 2021 è terminata alle 00.56, trentaquattro minuti in più di Tu sì que vales che ha chiuso alle 00.32 (iniziando poco prima delle 21.30, mentre Ballando ha aperto la diretta alle 20.35). La guerra dello share ha come vittime il racconto tv e i telespettatori. Poi si cerca il pubblico under 60: ma davvero si crede che quei target possano stare davanti alla tv dall’inizio alla fine se già non appassionati del titolo? Si pensa di conquistare ‘gli indecisi’? Ovviamente il discorso è rivolto al mercato tv, non al singolo programma, chiamato a fare ascolti e ad adeguarsi a un contesto dopato. Ma se si vuole davvero rivoluzionare il linguaggio tv italiano del terzo millennio bisogna iniziare dal tempo: costa. La Pandemia ce lo ha insegnato.